venerdì 16 marzo 2012

INSONNIA

Capirete da questo post la labilità del mio stato mentale.

Ormai la notte riesco a dormire solo poche ore, facendomi prendere da mille paranoie.

E se già normalmente, durante il giorno, la mia testa è ormai in pappa, potete immaginare la notte cosa sono in grado di inventare, tutto per cercare di distrarmi.

L’altra notte pensavo a tutti i miei jeans preferiti.
Così in preda al delirio, ho pensato di eleggere i più bei jeans di tutti i tempi.

Il premio è andato senza ombra di dubbio al paio comperato da Cavallo Pazzo. Appartengono alla fase finta fricchettona dell’adolescenza, venuta immediatamente dopo la fase tamarra anni 80 e subito prima della fase velina/bagascetta (che tante soddisfazioni e rivincite personali sul passato tamar-fricchettone mi procurò…).

Erano rigorosamente jeans usati, stretti nel sedere e nella gamba e leggermente a zampa sul fondo…Una vera chiccheria…Con quelli e la maglia di Jim Morrison mi sentivo davvero padrona del mio tempo.

Il massimo lo raggiunsi quando mi presentai a scuola con i suddetti jeans, la suddetta maglia e un occhio blu/viola contornato da una chioma di capelli neri (orrendamente tinti a casa con loreal paris) lunghi fin quasi al sedere, poco pettinati, con una pseudo riga in mezzo e cadenti sulla faccia a mo’ di Maria Maddalena sulla via del pentimento.

Ma torniamo indietro a spiegare l’antefatto.

Un pomeriggio al mese la scuola ci mandava a teatro dove noi, invece di godere di quell’opportunità, ovviamente passavamo il tempo nei corridoi nascosti dietro le pesanti tende rosse a fumare (quando ancora si poteva…sembra di parlare del medioevo…) o a sbaciucchiarsi o a fare tutte e due le cose insieme. Uno di questi pomeriggi mi venne a prendere la mia compagna Gibbo col 112 (che tempi! Sembra di nuovo di parlare del medioevo). Gibbo aveva una vera e propria forma di bulimia causatale dalla madre anoressica che la costringeva a stare a dieta da quando era in fasce. Ca va sans dire che lei appena fuori casa mangiava l’impossibile e quel giorno nel 112 il cassetto era pieno di mars e riders. Mentre ci avviavamo verso il teatro, per non perdere un minuto di più, lei si chinò avida sul cassettino per estrarre i succulenti snack. Il fatto è che tutto ciò accadeva ad un incrocio e di lì passava l’autobus numero 64…L’impatto fu piuttosto violento ma noi due eravamo vive. Anzi lei non si era fatta nulla mentre io abbassai lo specchietto e vidi la mia tempia sinistra gonfiarsi tipo la torta paradiso della Cameo a 180 gradi…Seguirono delle scene pietose che ricordo confusamente…Per dire, io e Gibbo paralizzate dallo shock dentro la macchina che non ci muovevamo di un millimetro tremando e tutto il pullman, autista e passeggeri al completo, sceso giù che circondava l’auto come in una morsa tipo fossa dei leoni (la signora Panini sa di cosa parlo) intimandoci di scendere, dandoci delle cretine, preoccupandosi per la nostra salute e…dandoci delle cretine soprattutto…Qualcuno chiamò l’ambulanza e i medici mi costrinsero a scendere e a salire sul mezzo di soccorso. Volevano portarmi in ospedale ma io non avevo nessuna intenzione di perdere tempo che volevo andare con i miei compagni dietro le tende rosse. Quindi ricordo solo che mi fecero firmare dei fogli e che io urlavo: rifiuto l’ambulanzaaaa! Rifiuto l’ambulanzaaaaa! Penso che mi avrebbero portato al repartino psichiatrico se avessero potuto anche perché quelli erano bei tempi per fregare le assicurazioni e solo un deficiente non coglieva l’occasione per poter prendere bei soldi dall’incidente…(quel deficiente sono io se non l’avevate capito)
Insomma che Gibbo chiamò l’amico di suo padre carrozziere e si fece portare via la macchina e così potemmo recarci a teatro con l’autobus. Durante il tragitto Gibbo si scofanò tutti i mars e i riders che aveva prontamente estratto dalle lamiere neanche si trattasse di salvare una vita umana...Tra l’altro la sera a casa mia si verificò una scena degna di “pubblicità progresso”, quella sulle donne picchiate dal marito che trovano scuse con la gente che chiede spiegazioni …perché per nascondere ai miei l’incidente, immaginando che per paura mi avrebbero impedito di andare ancora in giro in auto con Gibbo (l’unica con la patente), alla domanda: “cosa è successo all’occhio?” io risposi che avevo sbattuto contro la portiera…Non mi capacito ancora adesso del fatto che i miei genitori credettero a tale idiozia…Comunque il giorno dopo mi presentai a scuola con questo occhio tumefatto che conteneva tutte le sfumature dell’iride e vestita come detto pocanzi con in più un amuleto tao di legno e caucciù che pendeva sul petto...una vera chiccheria come già preannunciato. Il look mi valse il soprannome di Janis Joplin, perché a detta dei miei compagni, ero lei sputata…Peccato che io fossi una finta fricchettona e che ignorassi completamente chi fosse questa Janis Joplin. Così pensai che Janis Joplin doveva essere certamente una collega di Linda, Cindy e Naomi…e, fiera di me stessa, mi vestii così per molto tempo, almeno finchè scoprii la verità su Janis…

(…e poi non domandatevi  perché poi una va in giro conciata come una velina/bagascetta atteggiona…)

Tutto questo post del cavolo per dire che a volte penso che era bello quando un jeans di Cavallo Pazzo mi faceva felice.

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